Una Quaresima che inizia senza la solenne convocazione della comunità è per lo meno strana. Pone domande, sollecita considerazioni, indebolisce le nostre consolidate tradizioni: è un inizio provocatorio. La sospensione della celebrazione ci induce a ripensare al senso stesso del Mercoledì delle Ceneri e alla sua rilevanza nella vita spirituale. Per molti era una consuetudine che non poneva più interrogativi, per altri era stata trascurata semplicemente per distrazione : ora ritorna all’attenzione!
Questo vuoto, che nella musica si chiama pausa, arricchisce la melodia; nella pittura una piccola macchia di colore in un campo uniforme diventa richiamo, ad esempio un punto bianco su sfondo nero. Queste pause e questi punti attirano l’attenzione. Si tratta di tramutarli in ricami: è un’arte!
Anche questo Mercoledì delle Ceneri e questa prima domenica di Quaresima, vissuti in modo tanto strano, possono essere un’occasione di grazia perché «tutto concorre al bene di coloro che il Signore ama».
L’assenza della comunità convocata. Educati ad una visione troppo individualistica della nostra fede, adesso che viene a mancare l’assemblea convocata percepiamo che senza una comunità si perde qualcosa di importante. È una comunità che celebra l’inizio del tempo che prepara alla Pasqua e Pentecoste; è una comunità che si dà, da secoli, tempi e riti per ritrovarsi e continuare il proprio cammino, rinnovando l’appello a tutti di seguire Gesù e il suo Vangelo; è una comunità che ogni anno desidera far memoria della sua lunga storia di relazione con Dio Padre, della sua identità dovuta all’opera che Gesù ha compiuto proprio per lei, della sua preziosità in un mondo sedotto dalla autoreferenzialità che è sempre chiamato, invece, ad attendere da Dio la sua salvezza; è una comunità che celebrando i sacramenti e facendo memoria del Battesimo, si riconsegna al Signore per essere segno, luce e sale, della sua misericordia e del suo amore.
Non abbiamo voluto noi disposizioni così restrittive, ma vivendole impariamo a sentirci solidali con il nostro territorio e la sua organizzazione civile e sociale di cui vogliamo essere interlocutori responsabili e affidabili, avendo la certezza che il Signore onnipotente arriva ovunque e comunque con la sua grazia. Con questa fiduciosa certezza possiamo straordinariamente privarci con dolore anche delle cose più preziose che possediamo, come i sacramenti e la domenica.
Quella che viviamo è un’occasione per riscoprirci personalmente responsabili del nostro cammino di fede, o meglio della risposta che ciascuno di noi è chiamato a dare al Signore. Egli sempre ci chiama, continuamente ci aspetta anche quando, come il figlio prodigo, siamo lontani dalla sua casa. Ci aspetta rispettando la nostra libertà. La convocazione sarà quest’anno per un incontro con Lui nel nostro cuore. E, se siamo in grado, nella nostra casa, parlandone rispettosamente e autorevolmente con il nostro coniuge , i nostri figli e i nostri cari.
L’inizio della Quaresima può essere solenne ugualmente anche se non secondo le consuetudini, ma secondo lo Spirito, nell’interiorità di ciascuno. Il Signore ci chiama a convergere su di Lui e a rinnovare la nostra fraternità con la sua comunità non a partire da una grande assemblea, ma nel nostro segreto. «E il padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà».
Non perdiamo dunque questa occasione per sentirci provocati personalmente ad accogliere la grazia della Quaresima.
Il punto di colore diventa disegno, la pausa musica.
Perché non tentare di mutare questa mancanza di convocazione comunitaria in ricamo ecclesiale impreziosendo e rifinendo con arte spirituale una situazione imprevista?
Claudio Cipolla, vescovo
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